Il bianco ed il nero hanno un loro significato, una loro motivazione e quando si cerca di eliminarli, il risultato è un errore. La cosa più logica è di considerarli come dei neutri: il bianco come la più luminosa unione dei rossi, azzurri, gialli più chiari, e il nero, come la più luminosa combinazione dei più scuri rossi, azzurri e gialli.
(Vincent Van Gogh)
Ho scelto il titolo di un film dalla trama semplice e lineare ,un blockbuster non un capolavoro, per descrivere la stagione passata e conclusa a causa di un virus che ha cambiato la nostra vita. Perché la vita è fatta di cose semplici e questo periodo di chiusura ci ha aiutato a riconsiderare priorità e obiettivi.
La domanda mi è quindi sgorgata naturale: balleremo ancora? Ovvero giocheremo ancora, torneremo alla normalità? Con chi e come lo faremo? Riprendendo la trama del film mi sono chiesto: quello che è accaduto ci avrà lasciata intatta la voglia di giocare, di essere noi stessi oppure avremo perso la voglia di ballare?
Ripercorriamo quindi questo anno breve e bisestile da “the first dance” a “the last dance” ricordando i momenti più belli e quelli che ci hanno fatto riflettere di più, come squadra e come società su questo secondo anno in serie D.
A prescindere da come si è chiuso il campionato, un tutti a casa senza vincitori né vinti, al 15 di febbraio 2020, data della nostra ultima partita, eravamo decimi quindi salvi, in un limbo che non descrive il vero valore della squadra ma che è la fotografia finale che resterà agli atti.
Proviamo a descrivere l’andamento di questo campionato rivivendo i momenti più belli e anche quelli meno belli perché come dice Van Gogh “il bianco e il nero hanno un loro significato”.
Alcuni macro dati: su 18 gare 7 vittorie e 11 sconfitte; nel girone di ritorno abbiamo sempre perso (5/5) abbiamo segnato in 18 gare 1218 punti ( 67,6 di media a partita) e subito 1298 punti ( 72,1). Sono da ricordare e incorniciare tre vittorie: Solesino, Pro Pace e Cus Padova . In queste tre occasioni abbiamo dimostrato di cosa fosse capace la squadra per qualità del gioco, intensità e consapevolezza dei propri mezzi.
I tre momenti più difficili sono stati la sconfitta con Mestrino , la partita con Buster Verona e la partita con la Pro Pace al ritorno l’ultima gara della stagione. Le ragioni del rammarico per questi momenti difficili sono diverse; nel primo caso aver perso a pochi secondi dalla fine nel secondo e terzo caso non sono tanto le sconfitte in campo a far male quanto le difficoltà con la parte imparziale di una partita ovvero gli arbitri. E questo feeling ci ha messo tutti in difficoltà.
The first dance non è altro che il ballo con cui i novelli sposi aprono le danze: si crede debba essere beneaugurante o che comunque indirizzi tutta la vita, nel nostro caso la stagione. Per noi è stato proprio così una stagione intera ispirata e condizionata dal primo ballo con la prima della classe. La hit della stagione è stata Sambo merda, una hit dal ritornello che ti entra in testa e non ne esce più. E’ stata la canzone per le vittorie e anche delle sconfitte, è stato un tema che ci ha dato forza e a volte ci ha anche mandato fuori dagli schemi condizionandoci perché le canzoni rimandano a sentimenti che vanno oltre le parole oltre la ragione. E il basket è soprattutto uno sport di testa.
The last dance è una serie televisiva sul basket ma è anche l’ultimo ballo prima della fine della festa: la stagione si è chiusa senza l’ultimo ballo, senza vedere se fosse possibile rovesciare la situazione del gioco sul campo, senza capire se il nostro rapporto con i sostenitori, i Pucciadores, si potesse ricostituire su nuove e solide basi, senza capire se la Federazione avesse veramente compreso la natura del rapporto con i nostri supporter che non può essere regolato a suon di multe ma soprattutto senza capire cosa significava per noi tutti giocare assieme. Eravamo alla ricerca di un
senso e non riuscivamo più a trovarlo, vivevamo del passato, della bontà dei sentimenti che ci animava ma che non ci faceva stare bene assieme; eravamo un gruppo di amici ma non riuscivamo più ad essere squadra in serenità con un impiego di energie fuori dal campo maggiore di quelle in campo.
Restano tre anni stupendi, una cavalcata entusiasmante, una promozione e due campionati in serie D, belli, tirati e intensi; tanti sabati sera al palazzetto per sola e pura passione e amore dello sport e un gran coinvolgimento soprattutto delle squadre giovanili merce rara da cui ricominciare. HEY GUYS, SHALL WE DANCE?
Bosisio G. 204, Bruno M. 124, Boaretto A. 125, Bergantin L. 159, Malagoli F. 57, Viberti A. 145, Hueber L. 191, Bassan C. 6, Malagoli G. 25, Turi F. 108, Turi M. 9, Quarantotto E. 67; Busà A., Cisotto P., Costa F., Mazzuccato L., Toma Ionut R.; allenatore Pellecchia G. primo assistente Satalic M.